Reti sociali – L’esperienza palermitana

Da quando vivo a Palermo il tema delle reti sociali è diventato quasi un’ossessione.
In soli 3 anni ho visto costituirsi moltissimi gruppi di cittadini attivi, riuniti con la volontà  di portare qualcosa di nuovo in città. Citandone solo alcuni ricordo i Cantieri che vogliamo, la rete Mettere In Comune, il Comitato per il Bene Collettivo, Fare Strada Palermo, Verso la Favorita, Coopartecipa, il Mare di Sferracavallo e Social Street Palermo.

Ho provato a partecipare a molti di questi gruppi (uno anche a fondarlo), ed in ognuno il tema di fare rete tra i partecipanti è stato individuato come un forte obiettivo da raggiungere. Spesso ho avuto problemi di reale inserimento in queste realtà, sicuramente dettato dal mio carattere, rimango comunque convinto dell’importanza del fare rete e per questo ho approfondito molto il tema.

Alle esperienze a cui ho partecipato, ho riscontrato un atteggiamento ricorrente che spesso ha portato un deterioramento del gruppo ed in alcuni casi alla scomparsa. In molti casi il rapporto con la Pubblica Amministrazione è diventato un logorante dispendio di energie che quasi mai ha portato risultati soddisfacenti al gruppo.  I promotori hanno smesso di guardare il “basso” generando un rapporto unidirezionale verso l’assessore di turno perdendo di vista alcuni obiettivi iniziali e più legati alle connessioni tra i partecipanti.

Ma cosa sono le reti sociali?

Una rete sociale consiste in un qualsiasi gruppo di individui connessi tra loro da diversi legami sociali.
Da questa semplice definizione si possono indivuduare i due principali ingredienti. I punti o nodi (individui o enti appartenenti alla rete) e le linee o archi (connessioni tra i punti), queste ultime possono essere orientati o non orientati.

reti sociali

grafo di una rete sociale

Spesso si commette l’errore di pensare che il “valore” di una rete sociale sia dato dalla quantità di punti presenti e per questo lo strumento principale che tendiamo a sviluppare per manifestare una rete è una mappa.

In realtà il paramentro di valutazione per una rete sociale è la sua densità. La densità della rete indica l’interscambio relazionale tra i punti della rete e quindi un valore che tiene in alta considerazione le connessioni.

Nei casi in cui si è verificato un rapporto morboso con l’amministrazione si è verificato un rapporto unidirezionale con un nodo principale.
Dal mio punto di vista questo ha sminuito il valore degli altri nodi riducendo la forza delle connessioni fino, in alcuni casi, a farle sparire.

Cosa si muove oggi a Palermo

Qualche mese fa a Palermo si è avviata una nuova esperienza chiamata pa/working. La novità è che questa esperienza è promossa direttamente dall’Amministrazione ed in particolare dall’Assessorato alle Attività Produttive.
In qualche modo questo processo ribalta il problema riscontrato negli altri casi avviati dal basso. Per la prima volta è l’Amministrazione ad aprire il dialogo alla città per la costituzione di una rete.

Anche in questo caso, a mio avviso, è  sottovalutata l’importanza delle connessioni e soprattutto ritengo problematica l’assenza di un coordinamento di questa rete, delle regole per il suo funzionamento e degli obiettivi specifici da perseguire.
In particolare credo servano facilitatori per ampliare le connessioni tra i nodi e penso che queste figure vadano retribuite per evitare che questa esperienza svanisca come molte altre.

Ritengo che pa/working risponda al modello delle reti secondarie formali.
Queste reti sono costituite dalle istituzioni sociali, che hanno una esistenza ufficiale. Sono strutturate in modo preciso, svolgono funzioni specifiche o forniscono sevizi particolari e hanno alcune regole:
A) Non si costituiscono in modo naturale: la loro esistenza è connessa a una precisa funzione sociale;
B) Sono determinate dai ruoli ricoperti dai diversi attori (operatori sociali, ecc. );

Dal punto di vista della forma della rete, esistono 3 modelli principali:
rete centralizzata in cui un punto è l’elemento chiave per il funzionamento (ad esempio l’assessorato)
rete decentralizzata in cui ci sono più punti notevoli (in un’ottica di decentramento potrebbero essere le circoscrizioni o delle particolari associazioni territoriali)
rete distribuita in cui tutti i punti sono sullo stesso piano e non per forza tutti connessi tra loro (questa soluzione la vedo poco applicabile).

I punti notevoli sono spesso la chiave per il funzionamento della rete, sono le persone o gli enti che fanno da tramite per la comunicazione estesa sul territorio e per mettere realmente in contatto i vari punti presenti.

In tutti i casi chi fonda una rete secondaria formale ha bisogno di strumenti per analizzarla e in molti casi gestirla. Una rete che non può essere “misurata” può avere valore sul territorio ma questo sarà un valore spontaneo e di cui non si può avere riscontro quantitativo e non penso che questo possa essere un modello perseguibile da un’amministrazione.

Il 16 marzo ci sarà il secondo incontro pubblico del percorso di pa/working e spero che questo post possa contribuire alla discussione sul miglioramento di questo processo partecipato e del dibattito sulle reti sociali palermitane.

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Michelangelo Pavia

Sono nato a Milano ma ho deciso di cambiare vita scegliendo Palermo come città in cui vivere.

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