Un milanese a Palermo

Ho scritto questo articolo nel 2015, Oggi, 4 maggio 2020, ricorre il decimo aniversario del mio trasferimento in questa strepitosa città, in perfetta sincronia con questa fantomatica fase 2.
Ho riletto questo testo e davvero poco è cambieto da allora. Il quarto atto di questa breve vicenda è ancora pienamente in corso e, data la pandemia, ancora non so se questa storia sarà un bel romanzo a lieto fine o una tragedia, ma si continua a fare con ottimismo.

Lo stimolo alla scrittura si è sviluppato allora a partire dalla domanda: come mai hai deciso di trasferirti a Palermo?
Oggi, oltre alla risposta, posso sinceramente dire che quel momento di follia scriteriata che mi portò a compiere quella scelta è stato un dono prezioso per il mio benessere.

Buona lettura se non lo avete già letto in passato, se vi va di riflettere un po’ su Palermo insieme a me coinvolgetemi o fatevi coinvolgere, la mia voglia di dare un contributo alla città che mi ha accolto è tanta.

Introduzione
Mi sono trasferito a maggio del 2010, con l’idea di cambiare vita e per farlo ho scelto Palermo.
Sembra folle, lo so, ma dopo 4 anni e mezzo posso finalmente affermare di aver fatto bene e di vivere una vita migliore rispetto a 5 anni fa.
Ovviamente non sostengo che la mia scelta sia adatta a tutti, penso però che la strada verso sud possa essere percorsa da molte altre persone e che la mia esperienza possa essere un utile spunto. Avendo io stesso cambiato città, non condanno chi decide di andar via da Palermo. Come leggerete, fare esperienza è per me fondamentale e io ho avuto la fortuna di poterla fare.

Atto I – Come vivevo a Milano?
Durante e dopo l’università ho avuto la fortuna di lavorare in grandi e famosi studi di architettura, in quasi 10 anni di esperienza ho seguito progetti interessanti e ho avuto modo di fare importantissime esperienze lavorative. Non ho mai avuto problemi a trovare lavoro ma ho sempre avuto problemi ad accettare le condizioni di lavoro offerte, cambiando in totale 11 studi di architettura. Orari assurdi, paghe non soddisfacenti, partita IVA trasformata in lavoro dipendente e tutte le peggiori cose che leggete sui giornali e che hanno portato i liberi professionisti ad essere i nuovi poveri in Italia. Ho anche provato a lavorare realmente in proprio in uno studio associato ma purtroppo i costi di affitto e i ricavi troppo lenti mi hanno fatto desistere tornando a fare il finto dipendente.
A Milano avevo una vita irregolare e stressante, vivevo in affitto e il costo della vita non mi permetteva di risparmiare. Non che non vivessi con il mio lavoro, ma non risparmiavo!

Atto II – Cosa mi ha fatto scappare?
Come dicevo, non risparmiavo, almeno non tanto da poter dire di farlo. La società in cui viviamo ti porta comunque a pensare di dover comprare casa. Hai un lavoro, un reddito e perché pagare un affitto se puoi pagare un mutuo? Tutto fila ovviamente, tranne per il fatto che il mio lavoro non mi dava garanzie e, andando a chiedere un mutuo, ho capito quanto incidono realmente gli interessi sulla cifra richiesta.
Cercavo un appartamento di massimo 50mq  che a quei tempi non sarebbe costato meno di 250.000€ (a Milano i prezzi erano questi), sono andato dunque in banca per un mutuo di 200.000€ contando sul supporto della mia famiglia per la restante parte. Sono rimasto allibito scoprendo che avrei dovuto restituire alla banca circa 300.000€! I 100.000€ di interessi richiesti sono stati una doccia ghiacciata, doccia che fortunatamente mi ha svegliato.

Non potevo permettermi di “regalare” così tanti soldi ad una banca e ho capito che dovevo cercare per me un futuro diverso. Mi sono guardato allo specchio: non ero felice, passavo la mia vita a sopravvivere e a lottare contro un sistema che non accettavo. Ho deciso di togliere dalle mie spalle uno zaino con un probabile debito trentennale dentro, ho capito quanto quello zaino mi stava pesando e mi sono sentito libero.
Mi sono dimesso, ho fatto le valigie e sono partito.

Atto III – Perché Palermo?
Ho scelto Palermo perché da quando ho messo piede in questa città (la prima volta nel 2004) mi sono innamorato del suo centro storico, delle sue luci, delle persone, mi sono sentito a casa. A questo si è aggiunto un elemento molto pratico: nel 2010 ho deciso di aprire una società a Palermo con un ragazzo palermitano con cui avevo lavorato a Milano, questo ha contribuito a dare concretezza alla mia scelta. Il primo progetto di società purtroppo è andato male ma sono riuscito a reinventarmi, sempre più convinto che Palermo è la città adatta a me. Nelle vie del centro storico, all’inizio del 2012, con Beppe (il mio attuale socio) abbiamo lanciato un nuovo progetto, l’associazione neu [nòi] spazio al lavoro, nata con lo scopo di avviare un coworking di terza generazione. Il coworking e i progetti dell’associazione hanno dato ancora più forza alla mia ricerca di un nuovo modello lavorativo e vi assicuro che tutto questo non è così tanto folle come si può pensare.

Atto IV – Il bilancio di questi anni
Lavoro
Da quando sono a Palermo non ho più modo di lavorare su progetti di respiro internazionale, di confrontarmi con tecnici di altissimo livello e di vedere nascere i cosiddetti nuovi capolavori di architettura ma tutto questo l’ho abbandonato con consapevolezza, quello non era comunque il mio mondo. L’esperienza che ho fatto è stata fondamentale e mi ha permesso di avere una personalità da progettista, delle idee che difendo e porto avanti con forza. E’ servita a rendermi sicuro e ad avere quel bagaglio di competenze fondamentale per provare a fare di testa mia.
Quello che a Palermo posso fare e che a Milano non mi era possibile è investire su me stesso, sulle mie idee e sulle mie capacità. Investire per un tempo necessario a valutare l’investimento.
A Palermo è possibile vivere con poco, all’incirca con un terzo di quello che serve a Milano. Questo vuol dire poter restare sul mercato per 3 volte il tempo che si resterebbe al nord. Nel mio settore, se non pensi di investire per almeno 3 anni – meglio 5 – è quasi inutile tentare.
Ormai dico di essere un progettista restando generico, il coworking ha ampliato i miei orizzonti professionali, faccio architettura (piccoli progetti) ma anche grafica, siti web, comunicazione e progettazione partecipata. Grazie al coworking e ai progetti no-profit dell’associazione, abbiamo costruito una fitta rete di contatti, collaborazioni e fortunatamente clienti. Riusciamo a lavorare su progetti davvero nuovi e interessanti e, anche se ancora non posso dire di aver raggiunto la stabilità economica, vado in studio contento e questo è un aspetto fondamentale. La mia partita IVA per la prima volta forse è reale. Faccio davvero il libero professionista.

L’economia
Quando parlo di soldi mi piace raccontarmela dicendo che sono arrivato a Palermo con 300.000€. Quelli che non ho speso per il mutuo. So che è una forzatura e che non ho quei soldi, ma mi piace soffermarmi su questo punto. Quando ho deciso di cambiare vita ho capito che la mia economia era quella di un gruppo di persone e non quella di un individuo: le mie scelte hanno sempre inciso sulla mia famiglia e continueranno ad incidere sulla famiglia futura. Quando ho scelto di non aprire un mutuo è stato anche per la paura di non farcela e di dover condividere il peso di un debito con la mia futura famiglia. Ero single ai tempi del trasferimento, ma 30 anni di mutuo sono lunghi e non mi sono mai visto solo in eterno.
A Palermo ho avuto modo di comprare un piccolo appartamento di 40 mq senza prestiti bancari o mutui ma solo grazie al supporto dei miei genitori (un altro mercato immobiliare). Ora ho una casa, per quanto modesta, un tetto sopra la testa che mi permette di essere ancora più tranquillo e stabile. 

Da libero professionista ho iniziato ad avere clienti e, dopo qualche anno di crisi assoluta, finalmente riesco a cogliere qualche frutto di tutto quello che ho seminato. Penso di riuscire in quello che faccio anche perché sono più sereno. Il sorriso e la leggerezza influenzano molto il lavoro, la qualità del prodotto e il rapporto con i clienti. Insomma, penso che la mia serenità sia anche dovuta al non debito di 300.000€, per questo penso di averli. Vedo il fatturato di quest’anno come gli interessi di questa serenità: è lei a fruttare realmente.

Le persone
A mio avviso l’ingrediente più importante per la ricetta della stabilità restano le persone. Da quando sono a Palermo non ho fatto nulla da solo. Nessuno fa nulla da solo.
Chi ci è vicino ci abbraccia, ci sopporta (non solo supporta), ci consiglia e ci aiuta anche materialmente. Non esiste un’economia senza le persone, e neanche una vera vita (gli eremiti sono eccezioni).
Nonostante fossi a Palermo, i miei fraterni amici milanesi sono sempre stati al mio fianco dandomi un supporto fondamentale anche nei momenti di sconforto quando ho chiuso la prima società. Inoltre da quasi quattro anni ho una mia famiglia palermitana, un supporto davvero fondamentale, una persona con cui vivo felice e che sicuramente ha una grande fetta di merito per la mia serenità.

Per quanto riguarda neu [nòi], ho scoperto che è molto più che un posto di lavoro, qui le persone diventano amiche, si esce insieme, si festeggia, si mangia, si beve e ci si aiuta.
A mio avviso l’economia deve considerare sia gli aspetti finanziari che quelli umani e per questo motivo studio nuovi modelli economici, nuovi indicatori macroeconomici, e mi accorgo che, come me, sempre più gente è alla ricerca di nuovi business più orientati al sociale. Non vogliamo diventare ricchi, ma vogliamo essere felici.  (Nota 2020:consiglio la lettura di questo articolo sull’economia del nostro coworking in pandemia)

Conclusioni

Per chiudere questo post provo a definire alcune punti sul trasferirsi a sud:

  • a sud non c’è lavoro dipendente: se pensate di trasferirvi fatelo perché avete un progetto di vita autonomo;
  • a sud gli spazi di intervento sono ampi e le persone hanno bisogno di progetti socialmente utili: potreste trovare l’occasione di migliorare la vostra vita e quella di altri;
  • non è detto che a sud ci sia più criminalità che a nord: anzi, a sud c’è una forte cultura della lotta alla criminalità organizzata. Qui sono in tanti a lottare contro la mafia e ci sono organizzazioni pronte ad aiutarti e a non lasciarti solo, a nord ancora non si è sviluppato un tale movimento (spero accada presto);
  • la creatività e l’intelligenza che ho trovato qui è strabiliante: se volete investire in persone, qui le risorse non mancano (sarebbe anche un bel modo per non farle scappare);
  • clima, sole, cibo, paesaggio sono molto più che un contorno: non sottovalutate il valore di questi aspetti;
  • ogni posto ha i suoi problemi e ogni persona la sua tolleranza: se non sopportate il disordine, la confusione e le lamentele, Palermo non fa per voi. Trovate la vostra città, quella in cui vi sentite a casa;
  • i soldi sono importanti ma non è detto che averne tanti in un posto sia meglio di averne meno in un altro: se volete cambiare vita fate un vostro bilancio;
  • il sud vi accoglie a braccia aperte.

 

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Michelangelo Pavia

Sono nato a Milano ma ho deciso di cambiare vita scegliendo Palermo come città in cui vivere.

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